Un nuovo extra mensile sullo stipendio è stato introdotto basta un solo requisito e vale la pena capire bene come funziona.
C’è un requisito, solo uno, che oggi può tradursi in un piccolo ma costante sostegno economico, direttamente in busta paga. Non stiamo parlando di qualcosa di generico o del solito bonus una tantum.

No, questa volta parliamo di una misura strutturale, pensata per durare e per alleggerire, almeno un po’, il peso delle spese familiari. Non tutti i lavoratori possono ottenerlo, ed è proprio questo dettaglio a renderlo interessante: non è il solito aiuto universale, ma un riconoscimento mirato, con un criterio ben preciso.
Stipendio extra per chi ha questo requisito
Con la Legge di Bilancio 2025, il governo ha introdotto un nuovo contributo mensile per una categoria molto specifica: le lavoratrici madri con almeno due figli. L’idea alla base di questo intervento è semplice e, senza ombra di dubbio, condivisibile. Chi si trova a conciliare un impiego e la gestione quotidiana di una famiglia numerosa spesso si scontra con spese fisse e carichi emotivi non indifferenti. Avere un secondo figlio, oggi più che mai, comporta una pianificazione economica che non tutti riescono a sostenere con serenità. Proprio per questo motivo si è deciso di intervenire direttamente sullo stipendio.

Il contributo previsto è pari a 40 euro al mese, che non stravolgono certo il bilancio familiare, ma rappresentano comunque un segnale concreto. Un aiuto che arriva in automatico, purché si rientri nei requisiti stabiliti dalla normativa. La misura, per essere chiari, è compatibile con altri strumenti di supporto economico, come ad esempio l’assegno unico universale, quindi si somma e non va a sostituire. Questo significa che le madri che già percepiscono altri aiuti non devono preoccuparsi: il bonus non esclude nulla.
C’è però una condizione da rispettare: non hanno diritto al contributo le madri che al momento della richiesta si trovano in congedo parentale o maternità obbligatoria. È una clausola che, in un certo senso, restringe il campo, ma allo stesso tempo punta a sostenere chi sta lavorando attivamente. È chiaro che la logica dietro questa esclusione sia quella di incentivare la permanenza al lavoro, anche in contesti familiari complessi.
Il governo non si è fermato qui. Con il decreto-legge n. 95 del 30 giugno 2025, è stato deciso un ulteriore passo avanti: il fondo destinato a questa misura è stato aumentato da 300 a 480 milioni di euro. Un incremento significativo, che permette una copertura più ampia e continuativa, e che testimonia la volontà politica di non lasciare questa misura nel limbo delle buone intenzioni. Insomma, si è deciso di puntarci davvero.
Questo contributo non è solo un “bonus” come tanti altri, ma un riconoscimento del valore sociale ed economico delle madri lavoratrici. È una spinta concreta verso quella conciliazione tra famiglia e lavoro di cui si parla tanto, ma che troppo spesso resta sulla carta. Ora, almeno su questo fronte, qualcosa si muove.