Il famosissimo marchio di patatine si avvia al fallimento: consumate da tutti, adesso non potranno più esser mangiate.
La storica azienda italiana produttrice di snack salati Crik Crok, con sede a Pomezia, è al centro di una grave crisi economica che mette a rischio il futuro dello stabilimento e di circa 100 lavoratori. Fondata nel 1949 da Carlo Finestauri, la società ha attraversato negli anni diverse fasi di trasformazione e difficoltà, ma oggi si trova in una situazione critica che potrebbe portare al fallimento e alla chiusura definitiva.

Crik Crok: una storia di eccellenza e difficoltà
Crik Crok è un marchio storico nel settore alimentare italiano, noto soprattutto per la produzione di patatine e snack salati di qualità. L’azienda, nata come Ica Foods S.p.A., ha sviluppato nel tempo un ciclo produttivo integrato, che va dall’approvvigionamento delle materie prime alla lavorazione, confezionamento e distribuzione. Lo stabilimento principale si trova nel comune di Pomezia, lungo via Pontina, ed è stato per decenni un punto di riferimento per l’industria alimentare locale.
Nel corso della sua storia, l’azienda ha subito diversi cambiamenti di proprietà e assetto societario. Dopo un periodo sotto la multinazionale inglese United Biscuits, negli anni ’90 è tornata nelle mani della famiglia Finestauri. Tuttavia, a partire dal 2015 la società ha iniziato a manifestare segni di crisi, con un calo dei consumi e una contrazione dei punti vendita, culminata in un concordato preventivo e una successiva liquidazione.

Nel 2017, una nuova società controllata, Ica Foods International s.r.l., ha presentato un nuovo concordato preventivo, con la prospettiva di rilanciare il marchio grazie all’investimento di Francesca Ossani, imprenditrice attiva anche in altri settori. Nonostante questi tentativi, la situazione produttiva è ormai al minimo storico.
La crisi attuale e l’incertezza sui lavoratori
Ad oggi, la produzione presso lo stabilimento di Pomezia è pressoché ferma. Le linee di lavorazione sono in gran parte inattive e le giornate lavorative si contano sulle dita di una mano. La cassa integrazione straordinaria, che avrebbe dovuto sostenere i lavoratori in questa fase di difficoltà, non è stata ancora erogata dall’INPS nonostante le promesse da mesi. Questo ha determinato una situazione di grave disagio per circa 100 dipendenti, molti dei quali da tempo non ricevono regolarmente lo stipendio.
Il rischio di un fallimento imminente è concreto e, qualora si concretizzasse, comporterebbe la perdita definitiva del marchio e la chiusura dello stabilimento, con un duro colpo per l’economia locale e per il tessuto sociale di Pomezia. La città, che conta oltre 65 mila abitanti e ha una lunga tradizione industriale, vedrebbe scomparire un’importante realtà produttiva.
Le istituzioni locali e le organizzazioni sindacali seguono con attenzione l’evolversi della situazione, chiedendo interventi urgenti a livello nazionale per evitare la chiusura definitiva e tutelare i posti di lavoro. Nel frattempo, i dipendenti attendono risposte concrete e il riconoscimento dei diritti economici che spettano loro, mentre la città di Pomezia guarda con preoccupazione al futuro di un pezzo importante della sua identità industriale.