Una nuova proposta legislativa, denominata “Contratto giovani” e promossa dalla Lega, mira a rivoluzionare il sistema fiscale.
Questa iniziativa si articola su tre pilastri fondamentali: l’agevolazione fiscale per i giovani lavoratori, gli incentivi alle imprese che assumono e nuove forme di welfare dedicate alle fasce più giovani della popolazione.

Secondo la proposta, il regime fiscale agevolato interesserà i giovani lavoratori con meno di 30 anni, assunti con contratto a tempo indeterminato o con contratti a termine successivamente trasformati in stabili. Il beneficio si applicherà su redditi fino a 40.000 euro annui e avrà una durata massima di quattro anni dalla data di assunzione. Si tratta, quindi, di una misura temporanea pensata per facilitare l’ingresso e la stabilizzazione dei giovani nel mercato del lavoro, non di un intervento permanente.
L’aliquota al 5% rappresenterebbe una significativa riduzione del carico fiscale per i giovani lavoratori. Per esempio, un lavoratore con un reddito lordo annuo di 32.000 euro potrebbe risparmiare circa 5.760 euro all’anno rispetto al sistema attuale basato sull’Irpef progressiva. Tradotto in termini di potere d’acquisto, il vantaggio fiscale si tradurrebbe in un aumento netto dello stipendio di circa 443 euro al mese, considerando tredici mensilità.
Incentivi per le imprese e rilancio dell’occupazione giovanile
Il pacchetto di misure non si limita ai lavoratori, ma include anche importanti agevolazioni per le aziende che assumono giovani under 30 a tempo indeterminato. Le imprese potranno beneficiare di un esonero contributivo del 50%, fino a un massimo di 3.000 euro annui per ogni nuovo assunto. Inoltre, chi incrementa l’occupazione stabile rispetto all’anno precedente potrà usufruire di una deduzione maggiorata del 140% sul costo del lavoro relativo ai nuovi ingressi.
Queste misure puntano a incentivare concretamente le imprese ad assumere giovani, favorendo così un aumento stabile dell’occupazione giovanile e contrastando la tendenza alla precarietà.

La proposta prevede anche un regime speciale per i giovani italiani under 36 che decidono di rientrare in Italia dopo un’esperienza lavorativa all’estero. Per loro è prevista la stessa flat tax al 5% applicata per due anni su redditi fino a 100.000 euro. L’agevolazione potrà estendersi fino a cinque anni se, entro dodici mesi dal rientro, il lavoratore acquista un’abitazione principale in Italia. In caso di figli minori, nuove nascite o adozioni, l’aliquota potrà addirittura scendere al 3%, rafforzando il sostegno alle famiglie.
Questa misura rappresenta un tentativo di contrastare la fuga dei “cervelli” e di favorire il ritorno nel Paese di giovani qualificati che, negli ultimi anni, sono stati attratti da condizioni fiscali e lavorative più favorevoli all’estero.
Questioni aperte sulla sostenibilità e coperture finanziarie
Nonostante l’entusiasmo dei promotori, la proposta non specifica ancora le fonti di finanziamento né il costo complessivo per lo Stato. La mancanza di dettagli sulle coperture finanziarie rappresenta un elemento di criticità, considerando l’impatto potenziale di questa riforma sul bilancio pubblico.
Gli esperti sottolineano, però, l’urgenza di affrontare un problema ormai strutturale: ogni anno circa 21.000 laureati tra i 25 e i 34 anni abbandonano l’Italia per trasferirsi all’estero, attratti da sistemi fiscali più vantaggiosi e condizioni lavorative più stabili. La proposta si presenta dunque come un tentativo di arginare questa emorragia di talenti e di rilanciare l’occupazione giovanile interna.
La proposta della Lega si inserisce in un contesto politico e sociale complesso, in cui la necessità di riforme strutturali nel mercato del lavoro e nel sistema fiscale si fa sempre più pressante. La flat tax al 5% per i giovani lavoratori potrebbe rappresentare un passo significativo in questa direzione, anche se resta da chiarire come verranno garantite le risorse necessarie per la sua attuazione e quali saranno gli effetti a lungo termine sull’economia nazionale.