Cosa cambia da questo mese per gli affitti? È in arrivo una nuova tassa per coloro che già lo pagano. Ecco tutti i dettagli.
A partire da maggio 2025, tutti gli inquilini italiani si troveranno a dover affrontare una nuova tassa introdotta dal governo Meloni. Questo provvedimento potrebbe avere un impatto significativo sulla già precaria situazione degli affitti nel Paese. La nuova tassa si inserisce in un contesto di crescente difficoltà per milioni di cittadini che vivono in affitto, un modello abitativo sempre più diffuso in un’Italia dove l’accesso alla proprietà immobiliare è diventato un sogno per molti.

Il sistema degli affitti in Italia e l’impatto della nuova tassa
Il sistema degli affitti in Italia si basa principalmente su contratti stipulati tra locatori e conduttori, con diverse tipologie contrattuali tra cui il contratto a canone libero (4+4 anni) e il contratto a canone concordato (3+2 anni). Quest’ultimo offre vantaggi fiscali significativi se il canone è in linea con i parametri stabiliti dagli accordi locali. Tuttavia, la nuova tassa si aggiunge a un quadro già complesso, aggravando la situazione per chi vive in affitto.
La registrazione dei contratti di locazione all’Agenzia delle Entrate è un obbligo che ogni inquilino deve rispettare entro 30 giorni dalla firma, comportando il pagamento di un’imposta, a meno che non venga scelta la cedolare secca, un regime fiscale alternativo più favorevole per il locatore. Nonostante i vantaggi per alcuni, questo sistema non allevia le pressioni economiche sugli inquilini, già provati da un mercato immobiliare in costante ascesa.
La nuova tassa Meloni, prevista per tutti gli inquilini, non fa altro che incrementare le spese da sostenere per chi vive in affitto, rendendo l’accesso a un’abitazione dignitosa ancora più difficile. Gli inquilini, già gravati da canoni elevati, dovranno ora fare i conti con un ulteriore onere fiscale, in un momento in cui l’inflazione e il costo della vita sono in aumento.

Negli ultimi anni, il mercato degli affitti ha visto un incremento notevole, in particolare nelle città universitarie. Uno studio di Immobiliare.it ha rivelato che dal 2021 al 2025, i prezzi delle stanze singole sono schizzati alle stelle, specialmente in quelle città con un alto numero di iscritti, superando i 40.000 studenti. Questa domanda, alimentata da giovani provenienti da diverse parti d’Italia, ha creato una situazione di scarsità di alloggi accessibili.
La crisi abitativa nelle città universitarie
Le città con una forte presenza di atenei, come Bologna e Firenze, sono tra le più colpite da questa dinamica. La crescita della popolazione studentesca non è stata accompagnata da un adeguato sviluppo urbano, portando a una crisi abitativa che penalizza in modo particolare i giovani. È interessante notare che solo il 17% degli studenti italiani lavora durante il periodo degli studi, un dato ben inferiore rispetto al 66% in Germania e al 26% in Francia. Questo porta a una dipendenza economica ancora maggiore dalle famiglie e dalle borse di studio, aggravando la situazione per coloro che già faticano a coprire le spese di affitto.
Analizzando i costi degli affitti, Milano si conferma la città più cara, con una media di 714 euro al mese per una stanza. Seguono Bologna (651 euro), Firenze (618 euro) e Roma (577 euro). Le prime dieci città più costose si trovano prevalentemente al Nord, ad eccezione delle due grandi città del Centro Italia. D’altra parte, le città più economiche, come Palermo, Messina e Catania, si attestano sotto i 280 euro mensili, rappresentando un’alternativa per coloro che cercano di ridurre le spese. In questo contesto di crescita dei costi, è fondamentale che gli inquilini prestino particolare attenzione alle clausole dei contratti di locazione, cercando assistenza da esperti o da associazioni di tutela dei consumatori.