Alle ore 18:07 di questo intenso 8 maggio, il comignolo della Cappella Sistina ha rilasciato al cielo il tanto atteso segnale: una densa fumata bianca.
Un evento che ha immediatamente fatto il giro del mondo, portando con sé un’ondata di emozione e trepidazione tra i fedeli cattolici e non solo. L’attesa, protrattasi per parte della giornata con lunghe file di persone in Piazza San Pietro, ha finalmente trovato la sua risposta: la Chiesa ha un nuovo Pastore, il 267° successore dell’apostolo Pietro.
Ora, gli occhi del mondo sono puntati sulla Loggia delle Benedizioni della Basilica di San Pietro. È lì che, secondo il rituale secolare, il primo dei cardinali diaconi, in questo caso il cardinale Dominique Mamberti, si affaccerà per pronunciare la formula solenne che annuncia al mondo l’avvenuta elezione: «Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam!». Parole latine cariche di significato, tradotte in italiano come: «Vi annuncio una grande gioia: abbiamo il Papa!».
Eletto il nuovo Papa: chi è
Questa frase iconica non è un semplice annuncio, ma l’apice di un processo spirituale e decisionale intenso che si svolge a porte chiuse all’interno del Conclave. Dopo che il cardinale che ha ottenuto la maggioranza qualificata dei voti (almeno 89 in questo Conclave), viene interpellato sulla sua accettazione con la domanda «Acceptasne electionem de te canonice factam in Summum Pontificem?» («Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?»), segue immediatamente un’altra domanda cruciale: «Quo nomine vis vocari?» («Come vuoi essere chiamato?»).

Se l’eletto risponde affermativamente ad entrambe le domande, il suo “sì” sancisce ufficialmente l’elezione. A quel punto, le schede utilizzate per la votazione vengono bruciate in una stufa, con l’aggiunta di una sostanza chimica che produce la caratteristica fumata bianca, segnale inequivocabile per la folla in attesa.
Il neo Pontefice, dopo l’accettazione, si ritira in un luogo appartato e significativo chiamato la «Stanza delle Lacrime». Lì si svolge il rito della vestizione, durante il quale indossa per la prima volta le vesti pontificali, scegliendo tra tre diverse taglie preparate in precedenza.
Solo dopo questo intimo rituale, il nuovo Papa farà la sua prima apparizione pubblica, affacciandosi proprio dalla Loggia delle Benedizioni. Sarà in quel momento che il cardinale protodiacono, dopo il tradizionale annuncio, svelerà al mondo il nome proprio del nuovo Pontefice e il nome che ha scelto per il suo pontificato. Un momento di profonda emozione e significato, che segna l’inizio di un nuovo capitolo per la Chiesa Cattolica e per i milioni di fedeli sparsi in ogni angolo del globo. L’attesa ora si concentra su quel balcone, da cui il nuovo successore di Pietro impartirà la sua prima benedizione “Urbi et Orbi”, alla città e al mondo.
Tutto sul nuovo Papa
Robert Francis Prevost, un riservato monaco agostiniano, è stato chiamato da Papa Francesco come prefetto del Dicastero per i Vescovi, gestendo nomine episcopali in linea con le riforme bergogliane. Ha mediato tra Vaticano e Chiesa tedesca durante il cammino sinodale. Oggi, emerge come possibile “carta di riserva” per il papato, rappresentando una sintesi tra diverse anime della Chiesa. In passato, è stato un appassionato giocatore di tennis.
Con l’apertura del conclave del 2025, il nome del cardinale Robert Francis Prevost, prefetto del Dicastero per i Vescovi, emerge come uno dei candidati più autorevoli per succedere a Papa Francesco. La sua vasta esperienza maturata tra il Perù e la Curia romana, unita a una reputazione di riformatore, lo configura come un contendente di peso per la tiara.
Nato a Chicago nel 1955 da una famiglia profondamente cattolica di origini francesi, italiane e spagnole – padre catechista e madre cuoca – Prevost ha intrapreso un percorso internazionale. Dopo aver conseguito una laurea in matematica a Villanova e studiato diritto canonico all’Angelicum di Roma, è stato ordinato sacerdote nel 1982, entrando nell’Ordine di Sant’Agostino. Tra il 1985 e il 1998 ha svolto un lungo periodo di attività missionaria in Perù, ricoprendo ruoli pastorali e amministrativi in una fase delicata per la Chiesa latinoamericana.
Tornato negli Stati Uniti, è divenuto superiore provinciale e, successivamente, Priore Generale dell’Ordine agostiniano dal 2001 al 2013, con sede a Roma. Nel 2014 Papa Francesco lo ha inviato nuovamente in Perù come amministratore apostolico di Chiclayo, divenendone vescovo l’anno successivo. In questo ruolo si è distinto per la gestione di tensioni politiche locali e per la stabilizzazione delle istituzioni ecclesiali, guadagnandosi un ruolo di rilievo nella Conferenza Episcopale Peruviana. Nel 2023 è stato richiamato a Roma per guidare il potente Dicastero per i Vescovi, ricevendo la porpora cardinalizia e, nel 2025, venendo nominato cardinale-vescovo di Albano.
Il percorso controverso
Tuttavia, il percorso di Prevost è segnato da episodi controversi che sollevano interrogativi sulla sua trasparenza. Negli anni ’90, a Chicago, due sacerdoti agostiniani sotto la sua giurisdizione, Richard McGrath e James Ray, furono coinvolti in casi di abusi su minori. Nonostante McGrath sia rimasto in carica fino al 2018, quando l’ordine ha pagato un ingente risarcimento, e Ray, pur condannato, sia stato autorizzato a vivere vicino a una scuola cattolica sotto la guida di Prevost, molti criticano la sua gestione ritenuta poco ferma. Denunce presentate tra il 2023 e il 2024 hanno messo in discussione la sua trasparenza in quei casi.