In Italia, per accedere alla pensione anticipata, non basta aver maturato 42 anni e 10 mesi di contributi. Attenzione per questi lavoratori
In Italia, l’argomento delle pensioni è sempre al centro di accesi dibattiti e discussioni, non solo per l’importanza che riveste nella vita di milioni di cittadini, ma anche per la complessità delle normative che ne regolano l’accesso. Recentemente, si è parlato molto della pensione anticipata, che consente ai lavoratori di ritirarsi dal mondo del lavoro prima del raggiungimento dell’età pensionabile standard, fissata a 67 anni.

Tuttavia, non è sufficiente aver maturato 42 anni e 10 mesi di contributi, come erroneamente molti potrebbero pensare, per poter godere di questo diritto. È fondamentale considerare anche la tipologia di contribuzione accumulata nel corso degli anni.
La pensione anticipata e i requisiti di accesso
La pensione anticipata è un’opzione molto ambita dai lavoratori italiani, poiché consente di andare in pensione prima della scadenza anagrafica. Per accedervi, uomini e donne devono rispettare dei requisiti specifici. Gli uomini possono andare in pensione anticipata dopo aver accumulato 42 anni e 10 mesi di contributi, mentre le donne possono beneficiarne dopo 41 anni e 10 mesi di contributi. Questo significa che, in teoria, con un lungo periodo di lavoro alle spalle, si potrebbe pensare di godere di un meritato riposo anticipato. Tuttavia, la realtà è più complessa e richiede un’attenta analisi della contribuzione.

Una distinzione fondamentale da comprendere è quella tra contributi effettivi e contributi figurativi. I contributi figurativi sono quelli che vengono accreditati ai lavoratori senza alcun onere, ossia senza che il dipendente o il datore di lavoro debbano versare alcunché. Questi possono essere riconosciuti in diverse circostanze, come durante periodi di malattia, infortuni, maternità o paternità, e anche durante l’utilizzo di permessi per assistenza a familiari disabili ai sensi della legge 104/1992.
D’altra parte, i contributi effettivi sono quelli versati effettivamente durante i periodi in cui il lavoratore ha svolto la propria attività lavorativa. Questi includono i contributi obbligatori, quelli da riscatto e quelli volontari. È importante notare che solo i contributi effettivi vengono considerati nel calcolo per l’accesso alla pensione anticipata.
L’INPS ha stabilito che, per accedere alla pensione anticipata, non è sufficiente raggiungere il traguardo dei 42 anni e 10 mesi di contributi totali. È necessario avere almeno 35 anni di contribuzione effettiva, escludendo i periodi coperti da contribuzione figurativa. Questo significa che i lavoratori che hanno accumulato un numero considerevole di contributi figurativi – ad esempio, per malattia o disoccupazione – potrebbero trovarsi in difficoltà se non raggiungono la soglia minima di 35 anni di contribuzione effettiva.
Per i lavoratori che hanno maturato 42 anni e 10 mesi di contributi ma hanno più di 8 anni di contributi figurativi, il rischio è di dover attendere fino al compimento dei 67 anni per andare in pensione, a meno che non riescano a dimostrare di aver accumulato il numero richiesto di contributi effettivi. Questa normativa rappresenta una vera e propria beffa per molti, che si trovano a dover rivedere i propri piani di vita e pensionamento.
Una nota positiva riguarda gli iscritti alla Gestione Separata e ad altre gestioni di lavoro autonomo, per i quali non si applicano le stesse limitazioni legate alla contribuzione effettiva. Questi lavoratori possono accedere alla pensione anticipata semplicemente raggiungendo i 42 anni e 10 mesi di contributi, senza la necessità di dimostrare un numero minimo di contributi effettivi. Questo aspetto potrebbe incentivare molti lavoratori autonomi a considerare maggiormente la loro posizione previdenziale nel corso della carriera lavorativa, permettendo loro di pianificare in modo più efficace il proprio futuro pensionistico.