Altro che alimento salutare, rischi il cancro se lo mangi spesso: il nuovo studio rivoluziona tutto

Un alimento da sempre considerato sano e salutare che, invece, potrebbe fare male. Ecco lo studio che cambia tutto

Per anni è stato considerato uno degli alimenti simbolo di una dieta sana: povero di grassi, ricco di proteine e consigliato a chi vuole mantenersi in forma. Tuttavia, un recente studio italiano pubblicato sulla rivista scientifica Nutrients potrebbe cambiare radicalmente questa percezione.

Ricerca scientifica, alimenti
Un cibo che forse non è poi così salutare – (ispacnr.it)

Secondo la ricerca, infatti, il consumo abituale di questo cibo sarebbe legato a un aumento significativo del rischio di morte per tumori dell’apparato gastrointestinale.

Lo studio: vent’anni di osservazioni e un campione di 5.000 persone

La ricerca è stata condotta da un gruppo di scienziati dell’Istituto Nazionale di Gastroenterologia, che ha monitorato le abitudini alimentari di circa 5.000 individui nell’arco di quasi due decenni, dal 2006 al 2024. I ricercatori hanno preso in esame molteplici fattori che possono influenzare la salute, come il fumo, l’indice di massa corporea e altri aspetti dello stile di vita, per cercare di isolare l’impatto del consumo di pollame.

Pollo, tumori
Il pollo fa male? – (ispacnr.it)

Il dato più allarmante emerso riguarda le persone che consumano regolarmente più di 300 grammi di pollo a settimana: per loro, il rischio di morte per tumori gastrointestinali è risultato superiore del 27% rispetto a chi ne consuma meno di 100 grammi. Non si tratta, secondo i ricercatori, di una relazione causale certa, ma le evidenze sono sufficientemente forti da richiedere un’attenta riflessione sulle abitudini alimentari quotidiane.

I tumori gastrointestinali legati a un elevato consumo di pollo comprendono una vasta gamma di patologie: cancro allo stomaco, all’intestino (sia crasso che tenue), al fegato, al pancreas, al retto, all’ano, alla cistifellea, alle vie biliari e perfino ai tessuti molli della cavità addominale. La varietà e la diffusione di questi tumori suggeriscono una possibile correlazione tra la carne di pollo e processi infiammatori o degenerativi a livello sistemico.

Sebbene lo studio non sia in grado di indicare con certezza l’origine del rischio, i ricercatori ipotizzano che alcune sostanze presenti nel mangime industriale somministrato ai polli, così come l’uso di ormoni o antibiotici negli allevamenti intensivi, possano contribuire allo sviluppo dei tumori. Questi elementi potrebbero alterare il metabolismo umano o introdurre composti cancerogeni nell’organismo.

In attesa di studi più approfonditi, gli autori consigliano di moderare il consumo di carne di pollo, soprattutto se proviene da fonti non controllate. Tra le alternative suggerite figurano le proteine di origine vegetale, come i legumi, e quelle provenienti dal pesce e dai frutti di mare, ritenute più sicure sotto il profilo oncologico.

Particolare attenzione va inoltre riservata ai metodi di cottura: evitare temperature troppo elevate e tempi di cottura eccessivamente prolungati può contribuire a ridurre la formazione di sostanze nocive, come le ammine eterocicliche e gli idrocarburi aromatici policiclici, noti per essere cancerogeni.

Nonostante l’importanza dei risultati, i ricercatori riconoscono che lo studio presenta alcune limitazioni. In particolare, non sono stati raccolti dati precisi sulle modalità di preparazione del pollo. Questo significa che le abitudini alimentari dei partecipanti potevano variare sensibilmente: alcuni potrebbero aver consumato pollo fritto o ultra-processato, altri invece pasti cucinati in casa e potenzialmente più sani.

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