Nel tuo smartphone ci sono parti in oro: prima di buttarlo vendile, ci ricavi i soldi per comprartelo nuovo

Anche se non è il modello di maggiore importanza, il tuo smartphone vale oro. Nel vero senso della parola

Negli ultimi anni, il problema dei rifiuti elettronici è diventato sempre più pressante, con miliardi di dispositivi elettronici dismessi che inquinano il nostro pianeta. Smartphone, computer, tablet e altri apparecchi tecnologici contengono metalli preziosi come oro, argento e rame, che, se recuperati, potrebbero non solo ridurre l’impatto ambientale ma anche fornire risorse preziose per le industrie. Tuttavia, la sfida di estrarre questi metalli in modo efficiente e sostenibile ha spinto scienziati e ricercatori a cercare soluzioni innovative.

Smartphone, oro
Il tuo smartphone vale oro! – (ispacnr.it)

Tradizionalmente, il recupero dell’oro dai rifiuti elettronici comporta processi complessi e costosi, spesso legati all’uso di sostanze chimiche tossiche e a un elevato dispendio energetico. Questi metodi non solo danneggiano l’ambiente, ma possono anche risultare economicamente insostenibili. Con l’aumento della domanda di oro e altri metalli preziosi, è diventato imperativo trovare tecniche alternative che siano più rispettose dell’ecosistema.

Come recuperare l’oro dagli oggetti elettronici

Recentemente, un team di ricercatori guidato dal professor Raffaele Mezzenga dell’ETH di Zurigo ha fatto un passo significativo verso la risoluzione di questo problema, sviluppando una spugna innovativa in grado di estrarre oro e altri metalli preziosi dai rifiuti elettronici. Questa spugna è realizzata con le proteine del siero di latte, un sottoprodotto dell’industria casearia, e rappresenta un esempio di come i materiali di scarto possano essere trasformati in risorse utili.

Oro, smartphone
Come estrarre l’oro dal tuo smartphone – (ispacnr.it)

Il processo di recupero è sorprendentemente semplice ed efficace. Gli scienziati hanno immerso la spugna in una soluzione contenente ioni metallici estratti da vecchie schede madri di computer. Grazie alla struttura unica della spugna, le proteine del siero di latte riescono a legare selettivamente gli ioni d’oro, separandoli dagli altri metalli presenti. Una volta completato il processo di assorbimento, la spugna viene riscaldata, riducendo gli ioni d’oro in scaglie solide. Il risultato finale è una pepita d’oro di 450 milligrammi, con una purezza del 91%, equivalente a 22 carati.

Questa innovazione offre molteplici vantaggi. In primo luogo, il metodo è altamente efficiente e, secondo le stime del professor Mezzenga, i costi di produzione della spugna sono significativamente inferiori al valore dell’oro recuperato. Ciò rende questa tecnica non solo ecologicamente sostenibile, ma anche economicamente vantaggiosa, aprendo la strada a nuove opportunità imprenditoriali nel settore del recupero dei materiali.

Inoltre, l’approccio adottato dal team di ricerca non si limita solo ai rifiuti elettronici. Gli scienziati stanno esplorando ulteriori applicazioni della spugna proteica, cercando di estendere l’uso a rifiuti industriali e altre fonti di metalli preziosi. Questa versatilità potrebbe portare a una gestione più efficiente delle risorse e a un significativo abbattimento dei costi legati allo smaltimento dei rifiuti.

Un altro aspetto interessante riguarda l’aspetto ambientale di questa innovazione. L’uso di una spugna a base di proteine del siero di latte riduce la necessità di sostanze chimiche nocive, contribuendo così alla salute del nostro pianeta. Questo metodo potrebbe anche incoraggiare altre ricerche nel campo del recupero sostenibile, stimolando lo sviluppo di nuove tecnologie e approcci per affrontare il problema dei rifiuti elettronici.

La questione dei rifiuti elettronici è particolarmente urgente in un’epoca in cui la tecnologia avanza a ritmi vertiginosi e i dispositivi diventano rapidamente obsoleti. Con milioni di tonnellate di rifiuti elettronici prodotti ogni anno, la capacità di recuperare metalli preziosi in modo sostenibile rappresenta una soluzione cruciale per ridurre l’impatto ambientale e promuovere un’economia circolare.

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