Pensioni, stai versando soldi a vuoto e non lo sai: cosa controllare subito

Nel panorama previdenziale, emergono importanti novità e criticità per chi si avvicina alla pensione o per chi sta versando i contributi .

Versare contributi previdenziali dopo i 50 anni può rappresentare un problema serio e spesso sottovalutato: non sempre gli importi accantonati garantiscono l’accesso alla pensione, con il rischio concreto di accumulare contributi silenti, ovvero contributi che non danno diritto a prestazioni pensionistiche né a rimborsi.

Allarme pensione, rischi di non riceverla se fai parte di questa categoria, cosa sta succedendo
Contributi versati in età matura: un rischio sottovalutato (www.ispacnr.it)

Sempre più lavoratori si trovano a iniziare o riprendere l’attività lavorativa in età avanzata, spesso dopo i 50 anni, come nel caso di chi avvia una partita IVA o rientra nel mercato del lavoro dopo una lunga pausa. Tuttavia, questa situazione può tradursi in una carriera previdenziale troppo breve per raggiungere la soglia minima di anni contributivi necessaria per il diritto alla pensione.

Ad esempio, anche continuando a lavorare per più di un decennio, si potrebbe arrivare a un massimo di 15 anni di versamenti, un periodo che da solo non è sufficiente a garantire il diritto a una pensione di vecchiaia, a meno che non si rispettino condizioni particolari. In assenza di tali condizioni, i contributi versati rischiano di diventare inutilizzabili ai fini pensionistici.

Inoltre, chi ha versato contributi prima del 1° gennaio 1996 deve fare attenzione a un vincolo spesso ignorato: la pensione contributiva di vecchiaia a 71 anni è accessibile solo a chi ha almeno cinque anni di contributi accreditati integralmente dopo quella data. Questo limite può complicare ulteriormente la situazione per chi ha iniziato a versare tardi.

Cosa sono i contributi silenti e quando si verificano

I contributi silenti sono quei versamenti previdenziali che, pur essendo stati effettuati e registrati dall’INPS, non danno diritto a pensione né a rimborso. Questa condizione si verifica in diversi casi:

  • il lavoratore non raggiunge il requisito minimo contributivo per accedere alla pensione, indipendentemente dall’età anagrafica;
  • il titolare dei contributi muore prima del pensionamento senza lasciare aventi diritto alla pensione di reversibilità;
  • si versano contributi in gestioni diverse senza richiedere la totalizzazione o il cumulo contributivo tra le diverse posizioni;
  • si interrompe la carriera lavorativa prima di aver maturato la soglia minima contributiva richiesta.

Questa realtà è spesso fonte di delusione e incertezza per molti lavoratori, soprattutto per chi non conosce le regole precise del sistema previdenziale italiano.

Pensione anticipata, requisiti
Strategie per evitare di perdere i contributi versati (ispacnr.it)

Per non rischiare di vedere vanificati anni di versamenti, è fondamentale adottare alcune strategie previdenziali:

  • Riscatto dei periodi contributivi scoperti: è possibile acquistare i periodi di lavoro non coperti da contribuzione, ad esempio gli anni di studio universitario o altri periodi non lavorativi, per raggiungere la soglia minima richiesta.
  • Cumulo contributivo: per chi ha versamenti in diverse gestioni previdenziali (ad esempio dipendenti e autonomi), è possibile richiedere il cumulo per sommare i contributi e accedere alla pensione più rapidamente.
  • Prosecuzione volontaria: anche dopo la cessazione dell’attività lavorativa, si può continuare a versare contributi volontari per incrementare la propria posizione previdenziale.

In particolare, il cumulo contributivo rappresenta uno strumento essenziale per chi ha lavorato in più settori o con forme contrattuali diverse, evitando così che i contributi rimangano bloccati in diverse casse senza produrre effetti pensionistici.

L’assegno sociale non sostituisce la pensione

Un errore comune è pensare che l’assegno sociale possa sostituire la pensione. In realtà, si tratta di un sussidio economico di natura assistenziale, concesso solo a chi rispetta limiti reddituali molto stringenti sia a livello personale che familiare. Questo assegno non è garantito a tempo indeterminato: viene rivalutato annualmente e può essere sospeso o revocato in caso di modifiche della situazione economica.

Per il 2025, l’assegno sociale resta una misura di sostegno per chi si trova in condizioni di povertà, ma non può essere considerato una forma di pensione né un’alternativa valida per chi non ha i requisiti contributivi per l’accesso alla pensione.

Change privacy settings
×