Ci sono alcuni frutti in cui ci sarebbe un numero maggiore di residui di pesticidi, nel nostro Paese. A cosa fare attenzione
La nostra alimentazione è importante per vivere una vita sana, e va curata in ogni dettaglio. Il cibo è il nostro motore, ciò che ci dà la carica e che, insieme a una buona qualità del sonno e all’attività fisica, ci consente di avere energia ed essere produttivi.
Tuttavia, uno sguardo particolare deve essere dato a ciò di cui ci nutriamo. È bene conoscere tutto del cibo che immettiamo nel nostro corpo, da cosa può farci bene, a cosa può farci male.
Tra gli alimenti di cui ci nutriamo maggiormente, per restare in forma, c’è di sicuro la frutta. Essa fa molto bene, in quanto contiene vitamine e minerali. Gli agrumi, i kiwi, le fragole, ad esempio, contengono vitamina C, e albicocche, mango, melone, vitamina A. Banane e arance sono ricche di potassio, fichi e avocado, di magnesio.
Ci sono frutti che contengono antiossidanti, come melograno, mirtilli, ecc. Pere, mele, prugne, contengono fibre e aiutano nel processo digestivo. Tuttavia, c’è un report di Legambiente e Alce Nero, che ha esaminato ben 5 mila campioni di cibi, di agricoltura classica e biologica, e da qui sono emersi dei dati significativi.
L’indagine condotta da Legambiente e Alce Nero sulla presenza di pesticidi nei cibi, ha portato alla luce una serie di informazioni.
Da quanto si apprende, infatti, il 41,3% dei cibi di agricoltura classica e biologica, conterrebbe residui di pesticidi. Di questi cibi analizzati, il 74,1% dei campioni conterrebbe tracce di pesticidi.
Ma quali sarebbero i tre cibi più contaminati? Da quanto si apprende, si tratta di pere (90,73%), pesche (85,64%) e agrumi (80,90%). Il 26,3% dei campioni conterrebbe, peraltro, più di un tipo di pesticida, il che va a comporre una combinazione chimica che potrebbe impattare negativamente sul nostro benessere.
Ora, in molti si chiederanno perché si usano i pesticidi. Il punto è che gli agricoltori li utilizzano per tutelare i raccolti dall’invasione di insetti e patologie varie. Ma non è tutto, perché anche i cambiamenti climatici hanno influito, in quanto le temperature più elevate e la siccità portano alla formazione di parassiti, e quindi si usano più pesticidi.
Peraltro ci sono patogeni che resistono ai trattamenti, e questo porta a usare dosi maggiori o mix di sostanze chimiche. Per quanto concerne le pere, nel 2023, su 151 campioni, il 90,73% conteneva residui, spesso di più pesticidi, ossia il 65,56%, mentre il 25,17% conteneva solo una traccia. Tuttavia, solo lo 0,66% dei campioni ha presentato irregolarità.
Per quanto concerne le pesche, dei 188 campioni esaminati, l’85,64% era contaminato da una o più tracce di fitofarmaci. L’11,71% dei campioni non ne conteneva.
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